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Melfi, Basilicata. 200 km per borghi, castelli, boschi, chiese e fontane sulle antiche vie percorse dai cavalieri in tempi lontani. Nè forte nè piano, alla scoperta di una terra capace di custodire luoghi dell’incanto
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16 giugno 2019

Randonnée La via dei Templari . Emozioni oltre il tempo

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Randonnèe La via dei Templari

200 km per borghi, castelli, boschi, rifugi, chiese e fontane sulle vie percorse dai cavalieri in tempi lontani

La cicloturistica di 100 km

giù per le valli su per le colline in alto tra i monti

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Buona strada

Randonnée “La via dei templari”

Da Melfi tra le antiche vie battute dai cavalieri medievali e le evidenze templari dell’area nord nella Basilicata, alla scoperta di una terra, sconosciuta ancora a molti, capace di custodire i luoghi dell’incanto

Siamo a Melfi, nell’area nord della Basilicata, su un promontorio vulcanico alle pendici del Monte Vulture. La sua origine è avvolta dalla nebbia dei tempi, ma nel 1018 con la sua fortificazione ad opera dei Bizantini (nel 2018 si festeggerà il millenario) assumerà un ruolo strategico per la successiva conquista e dominazione Normanna nel sud Italia. Durante i secoli XI-XIII ebbe il suo massimo splendore divenendo capitale del ducato Normanno, inoltre fu sede di cinque concili papali e venne prescelta dall’Imperatore Federico II come residenza estiva, dove oltre a praticare l’amata caccia con i falchi, promulgò le Constitutiones Augustales, una importantissima raccolta di leggi che regolamentavano la vita pubblica e privata dei suoi possedimenti.

Assolutamente da visitare sono il caratteristico borgo medievale ancora cinto di mura e il castello con il museo Archeologico Nazionale, la cattedrale con l’antico campanile e lo sfarzoso Episcopio sede del museo Diocesano, i Laghi di Monticchio (15 Km da Melfi) perla naturalistica del Vulture e le numerose chiese rupestri della zona, tra le quali spicca la cripta di Santa Margherita riccamente affrescata, vero scrigno di arte medievale.

… E allora si parte dalla maestosità del Castello normanno per proseguire attraverso vie che talvolta diventano quasi sentieri, tra uliveti centenari e vigneti del pregiato Aglianico del Vulture, fino ad arrivare a Venosa, città che diede i natali al grande poeta latino Quinto Orazio Flacco e al madrigalista Gesualdo da Venosa, precursore della musica moderna. La città ci accoglie con il complesso della Santissima Trinità, un’antica struttura paleocristiana che presenta stratificazioni di presenze romane, longobarde e normanne e con il parco archeologico (Domus, Terme, Anfiteatro, Battistero Paleocristiano). Attraversando la città si costeggia l’imponente Castello aragonese del Balzo, sede del museo Nazionale, e si esce in direzione Maschito.

Un percorso per molti tratti lontano dal moderno frastuono, attraverso silenzi interrotti qua e la dal laborio delle attività agricole. Attraversato il piccolissimo borgo si prosegue in direzione Forenza. Qui il tracciato si fa di poco impegnativo ma la fatica è mitigata dal panorama sulla valle che guarda verso la Puglia e arriva fino al mare.

Ed eccoci così a Forenza, “balcone delle Puglie”, anch’essa terra di olio e di Aglianico dove troviamo accoglienza e ristoro. Qui c’è tempo di riposare e visitare il rudere della chiesa e i resti del Monastero di Santa Maria degli Armeni (XI e XII secolo) per poi rimettersi in cammino in direzione Acerenza.

Tracciati

Randonnée 200 km e Cicloturistica 100 km
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Città

Tra castelli, fortificazioni, chiese e boschi
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Paesaggi

Natura e silenzi, panorami e paesaggi
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“Randonneurs: chi si ferma è perduto, chi si perde si fermi” … ma in questi luoghi c’è da perdersi volutamente per fermarsi e goderne del fascino
Luca Bonechi

Presidente Audax Italia

Denominata “Città Cattedrale” per l’imponente Duomo (XI-XIII sec.) considerato uno dei monumenti più importanti della Basilicata, Acerenza nasce come insediamento militare normanno e diventa crocevia per molti cavalieri. Numerosi, infatti, sono i riferimenti all’Ordine dei Templari nelle strutture antiche della città.

Lasciamo Acerenza per dirigerci verso Oppido Lucano che ha nell’origine normanna la sua denominazione, “luogo fortificato” e ancora verso Pietragalla per salire in alto fino ai 1227 metri del Monte Carmine.

Il panorama diventa strepitoso come il ristoro che porta conforto e sollievo dopo la fatica della salita da fare tutta d’un fiato. Ci riavviamo poi per un lunga discesa di 20 km lungo la quale ammirare il maestoso Castello di Lagopesole (XIII secolo), dimora di caccia e di piaceri di Federico II.

Percorriamo il territorio di Lagopesole fino a scendere giù nella Valle di Vitalba sulla quale troneggia la maestosità del Monte Vulture. Le sue origini vulcaniche, le numerose sorgenti di acqua minerale, i preziosi elementi minerali della sua terra celebrano questo territorio ricco di immense risorse naturali.

Iniziamo a risalire per entrare nell’abitato di Atella, lo tagliamo in due ed affrontiamo poi la risalita che ci porta ai Laghi di Monticchio, nel cuore del Vulture, riserva naturale regionale istituita per la protezione della Brahmaea europaea (rara farfalla notturna). Rientriamo poi a Melfi, patria della castagna denominata “marroncino di Melfi”.

Randonnée La via dei Templari

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I tracciati

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Le città attraversate

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